Insicurezza: quella morsa che blocca il respiro
Sentirsi insicuri rimanda a vissuti differenti come la sensazione di inadeguatezza in un dato contesto piuttosto che in un altro, la difficoltà di prendere una decisione e di scegliere, la paura di sbagliare, il mettere in dubbio continuamente quello che si fa, la sensazione di non essere all’altezza di un compito, etc..
Succede a tutti in alcune circostanze della propria vita di provare insicurezza, magari in momenti cruciali della vita, quando dobbiamo prendere decisioni importanti che avranno effetti considerevoli sul nostro presente, sul nostro futuro, sul nostro benessere.
È per questo che l’insicurezza non va demonizzata in sé, volendo cioè dire che si tratta di vissuti che tutti proviamo.
Le situazioni di fronte alle quali più spesso le persone dicono di sentirsi insicure riguardano ad esempio avvicinarsi a una persona che ci attrae, parlare in pubblico, entrare a far parte di un gruppo di persone sconosciute, dire la propria opinione all’interno di una conversazione tra colleghi, amici, familiari, sostenere un colloquio di lavoro, un esame, entrare in una stanza in cui è già iniziata un’attività, e altre ancora.
Quando diventa un problema?
Il problema rispetto all’insicurezza nasce quando questi vissuti si espandono a diverse aree dell’esistenza, con il risultato che finiamo per sentirci insicuri nella maggior parte dei momenti, delle attività e dei contesti della nostra esistenza.
Quando accade questo la sensazione di insicurezza è soffocante e la persona che ci convive va in giro per il mondo portandosi dentro una morsa che la stringe, che la trattiene, che la frena, che la limita. Anche le persone che fanno parte della sua vita si accorgono della sua insicurezza che diviene un tratto riconoscibile e distintivo della sua personalità.
Ci sembra che gli altri sono brillanti e noi no, ci giudichiamo fortemente e critichiamo ogni cosa che facciamo.
Iniziamo delle attività che non portiamo a termine e giustifichiamo il comportamento con sensate e razionali motivazioni come ad esempio la mancanza di tempo, di soldi, il carico di impegni, etc.
Soffermandoci un po’ su quello che facciamo e che sentiamo potremmo scoprire che in realtà quelle motivazioni razionali pure esistenti sono sorrette da motivazioni emotive ben più profonde.
Il corpo non mente mai e non è un caso che le persone che si sentono insicure percepiscono il proprio respiro bloccato, come se si fermasse all’altezza della gola e faticasse a scendere nella pancia. L’ansia che solitamente si associa all’insicurezza, può segnalare la sua presenza anche attraverso altri sintomi quali ad esempio l’affaticamento (“è come se dovessi scalare una montagna”), la tensione muscolare (“sei teso come una corda di violino”), la voce tremante, la gola secca, lo sguardo fugace, la tachicardia, il passo incerto, etc.
È come se il corpo quando la persona prova insicurezza facesse il possibile per tirarla indietro, per non farla avanzare, per bloccare l’azione e il movimento.
Il timore di sbagliare, di esprimersi in modo sbagliato, di sentirsi sotto i riflettori degli altri, di esprimere il proprio punto di vista, di sentirci rifiutati è tenuto a bada, per esempio evitando di partecipare a situazioni che potrebbero sollevarlo.
L’amara conseguenza dell’evitare però è che rischiamo di costruirci da soli gli attrezzi per perdere interesse nella vita: iniziamo a offenderci di fronte alle critiche costruttive, iniziamo a prendere i comportamenti degli altri come riferiti a noi, ci sentiamo osservati e giudicati.
All’opposto dell’evitamento per paura di non piacere agli altri facciamo di tutto per accontentarli e per fare in modo che ci apprezzino finendo per non cogliere più cosa davvero vogliamo e cosa no, cosa ci piace e cosa non ci piace, cosa siamo disposti a sacrificare e cosa no.
Come uscirne?
È sicuramente importante comprendere come questo vissuto di insicurezza sia familiare alla persona che ne soffre:
cosa accadeva nella sua famiglia d’origine di fronte agli insuccessi?
cosa accadeva di fronte ai successi degli altri?
cosa accadeva di fronte a un no o a una rinuncia?
come venivano accolti i propri sentimenti?
quali sentimenti non potevano essere espressi perché causavano litigi tra i genitori o verso di sé, etc.?
com’era il rapporto tra fratelli (se ce n’erano)? com’era essere figli unici? quali aspettative metteva in moto?
quali azioni, pensieri, scelte erano accolte e quali erano screditate più o meno esplicitamente?, etc.
Una comprensione allargata delle dinamiche familiari che ruotano attorno al tema insicurezza permette di ampliare lo sguardo su di sé. Ovviamente, e sembra superfluo dirlo, lo scopo non è quello di andare a cercare cause nel passato e vedere nell’insicurezza di oggi un destino segnato fin dall’infanzia; al contrario quello che interessa è comprendere in che maniera l’atteggiamento di insicurezza ha preso forma nella vita della persona che ne soffre.
Sappiamo bene che due fratelli che vivono nello stesso contesto familiare possono sviluppare personalità completamente differenti, e questo vuol dire che ognuno soggettivamente filtra quello che proviene dalle relazioni andando a cogliere alcuni aspetti emotivi e cognitivi anziché altri. L’atteggiamento insicuro, in questo caso quindi, potrebbe svilupparsi solo in un figlio, più marcatamente in un figlio e meno nell’altro, come stato d’animo transitorio piuttosto che come tratto caratteristico, potrebbe lasciare il posto ad altre difficoltà.
Quello che conta è che avere consapevolezza di queste dinamiche ci fa vedere il margine di manovra, cioè ci fa vedere dove e come possiamo maneggiarle per non farle diventare delle trappole.
Proprio come la fiducia in sé stessi, l’insicurezza in sé stessi non è una cosa che c’è o non c’è, ma è un sentire che è sempre riferito a un oggetto, a un contesto: l’insicurezza è sempre insicurezza di, qualcosa.
La paura di non farcela è sempre accompagnata da qualcos’altro, c’è sempre accanto a questa paura un rischio da compiere.
Decidere di iniziare un percorso terapeutico può aiutare la persona insicura a rendere più chiaro che cosa non va, a guardare di che è fatta la propria insicurezza di, a gestire diversamente le emozioni che la muovono e a relazionarsi in modo più saldo. Può aiutare la persona a scegliere come andare nel mondo.