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La Psicoterapia nei Disturbi Psicosomatici. Cosa vuole comunicarci il sintomo?


La comunicazione corpo-mente

In una visione olistica della persona la mente e il corpo sono considerati due facce della stessa medaglia, la mente influenza il corpo e il corpo influenza la mente in un’unione comunicativa tra i due sistemi che insieme esprimono e dicono della persona stessa.

Quando la comunicazione tra i due sistemi è funzionale il sentire, il pensare e l’agire sono per così dire allineati verso una direzione coerente. La persona sente un’emozione nel corpo o meglio in una zona precisa del proprio corpo, accanto all’emozione che sente struttura un pensiero, una fantasia che colga quell’emozione per donarle senso e sulla base di questa elaborazione può scegliere di agire nella sua vita in un certo modo piuttosto che in un altro.

All’interno del processo di elaborazione emotiva intervengono contenuti inconsci che si manifestano sottoforma di immagini, di simboli se siamo svegli, oppure di sogni, se lasciamo decantare l’emozione secondo la massima per cui „la notte porti consiglio“.

Accogliere quello che sembra „venirci in mente“ a proposito dell’emozione che abbiamo sperimentato, vuol dire avere a portata di scelta un bagaglio ampio dentro cui possiamo trovare pezzi di noi stessi, scene che ci appartengono e che riconosciamo ed anche invece, immagini che sembrano non fare parte della nostra storia, sembrano capitati lì per caso senza che riusciamo a dargli un significato. In psicoterapia si impara che tutto quello che c’è nel proprio bagaglio interno ha a che fare con noi, anche se in un primo momento sembra non dirci proprio nulla e non avere con noi alcuna risonanza.

Le interruzioni comunicative corpo-mente e l'insorgenza del sintomo

Quando siamo in presenza di una comunicazione disfunzionale tra il sistema mente e il sistema corpo succede che il messaggio di arrivo non è codificabile a prima vista. In base al punto di interruzione comunicativa la persona sperimenta vissuti differenti.

Se ad esempio la comunicazione si interrompe sul piano del sentire, la persona avrà difficoltà a riconoscere quale emozione sta provando, oppure, a un livello ancora maggiore, avrà difficoltà a cogliere che sta sentendo una qualche emozione. La difficoltà quindi sarà quella di recepire consapevolmente i segnali corporei.

Se la comunicazione si interrompe più avanti, cioè nel processo di elaborazione dell’emozione, la persona sarà in grado di riconoscere il segnale corporeo ma avrà difficoltà nel processarlo, cioè nel comprenderne il senso. Avrà difficoltà a esprimere a parole quello che sente e di conseguenza risulterà per lei difficile comprendere che cosa ha da dirle quell’emozione in quel momento e in quella situazione.

Nel linguaggio della psicologia si parla di alessitimia per definire questa difficoltà a esprimere le emozioni e ad accedere alla sfera della fantasia, del conflitto intrapsichico e interpersonale in maniera simbolica e dei sogni.

Se la comunicazione si interrompe ancora più avanti, la persona pur sentendo ed esprimendo verosimilmente ciò che le accade, ha difficoltà a far entrare in comunicazione la sfera del pensiero con quella dell’agire, per cui rimane impantanata nella procastinazione del fare impedendosi di agire sulla base di quello che sente e che pensa.

Il disturbo psicosomatico può manifestarsi all‘interno di questi tre modi di interruzione della comunicazione mente-corpo.

Il sintomo psicosomatico e il messaggio che porta con sè

Come sottolinea Agresta nel suo testo intitolato Introduzione alla Psicosomatica: „il problema psicologico centrale da cui nasce il disturbo o la malattia psicosomatica è sostanzialmente dominato dal pensiero operatorio, da un pensiero di tipo concreto, materiale, privo di emozioni, incapace di accedere a quella capacità di simbolizzazione“. Il corpo finisce per sostituirsi alla parola di cui il sintomo si fa portavoce.

Il sintomo fisico si manifesta talvolta in momento preciso e riconoscibile nella vita della persona.

Si manifesta quando la persona incontra un blocco che non sa sciogliere attraverso la mentalizzazione, cioè attraverso la costruzione di senso attorno a quel qualcosa che la sta bloccando. La mancanza di una riflessione che conferisca senso a quello che la persona sta vivendo, all’ostacolo che non riesce a superare, può portarla a sviluppare un sintomo corporeo che compare al posto della parola.

Il sintomo non compare a caso, compare per segnalare alla persona come superare l’ostacolo, ma l’interruzione di comunicazione che la persona attua, più o meno inconsciamente, per evitare di affrontare il senso di quello che le sta accadendo, e quindi per evitare di mettere in campo le azioni che questa presa di coscienza vorrebbe finalmente smuovere, contribuisce a mantenere il sintomo e, in alcuni casi ad accrescerlo.

Il potere di sciogliere il sintomo è nelle mani della persona, eppure accorgersi di questo è la cosa più difficile. Per questo in questi casi l’intervento di uno Psicoterapeuta risulta di grande efficacia laddove non è presente una propensione a porsi delle domande per cercare di comprendere il messaggio del sintomo che se non ascoltato rischia di acuirsi o di spostarsi e manifestarsi in maniera più radicale.

I sintomi psicosomatici più comuni e il riconoscimento del loro significato

Quali sono i sintomi psicosomatici più comuni? L’emicrania, le malattie della pelle (come la vitiligine, la psoriasi, le dermatiti, ecc.), l’acne, l’asma, l’ulcera, l’alopecia (che può manifestarsi parziale/areata o totale e può colpire sia i capelli che altre zone del corpo coperte da peli, come la barba negli uomini, il torace, le braccia o le gambe, il viso, ecc).

Molto spesso quando compaiono questi sintomi ci si rivolge in prima battuta al medico di base, il quale solo in alcuni rari casi, accanto a una prescrizione locale, indirizza la persona da uno Psicoterapeuta. Per questo è molto importante informarsi, sapere che un sintomo non è mai solo un sintomo fisico. Un sintomo è espressione di altro e lo Psicoterapeuta è colui che si occupa dell’aspetto altro del sintomo, cioè di ciò che riguarda la manifestazione corporea.

Il ruolo della Psicoterapia nello scioglimento del sintomo

Il terapeuta lavora in queste situazioni per ristabilire una comunicazione tra corpo e immaginario in modo che la persona possa pian piano riappropriarsi del senso che il sintomo porta con sè e diventi capace di leggere il messaggio che le sta mandando per la sua esistenza. In questo modo la consapevolezza che si fa strada all’interno della relazione terapeutica assume la funzione di ricucire la specifica interruzione comunicativa mantenuta e ripreparare una via in cui possano passare simboli, sogni, immagini dapprima non riconosciute come proprie.

Terapeuta e cliente come due piccoli osservatori attenti metteranno accenti nuovi su quello che prima non aveva punteggiatura, cioè lavoreranno perchè risulti sempre più naturale alla persona esprimere a parole la sofferenza che il sintomo sta nascondendo e al contempo, lavoreranno perchè essa possa intravedere il conflitto interno che collega il sintomo corporeo alla sua realtà e perchè possa diventare sostenibile accogliere la spinta al cambiamento rappresentata dal sintomo. All’interno di questo accompagnamento, la persona si sveglia, inizia a esprimere la propria sofferenza e a riconoscere cosa il sintomo sta cercando di smuovere nella sua vita, a mettere in campo azioni che diano valore a quella sofferenza messaggera.

I messaggi del sintomo hanno sempre a che fare con alcune emozioni, proprio quelle che la persona fa fatica a masticare per la sua storia personale, familiare e culturale. Così un sintomo può voler svegliare la rabbia che non esprimiamo o che non indirizziamo nelle situazioni in cui è mancante tanto da portare a compensi ormai non più sostenibili per la qualità della propria vita; può voler svegliare il dolore che vorrebbe uscire sottoforma di lacrime a cui non permettiamo di manifestarsi attribuendo loro una connotazione di vulnerabilità inaccettata. E così via.

La Psicoterapia serve in queste circostanze a mobilitare il coraggio di comunicare ciò che ci sembra impossibile, per paura o per qualsiasi altra catastrofe immaginiamo di creare esprimendoci.

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