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Come la polvere sotto il tappeto: nascondere o affrontare le difficoltà


La vita di ognuno di noi è un fluire di esperienze piacevoli e spiacevoli che insieme costituiscono la trama di ogni storia personale.

Vivere i momenti piacevoli pienamente sembra generalmente più semplice, anche se è bene evidenziare che per alcune persone afferrare la piacevolezza del momento presente può essere molto faticoso per una serie di motivi, tra i quali l’evitamento della paura che quel momento possa terminare con la conseguente corsa del pensiero a un futuro che non ha ancora maniglie per essere afferrato e vissuto.

D’altro canto le esperienze spiacevoli che abbiamo attraversato ci hanno dato prova del fatto che il dolore si può sostenere, si può reggere e che reggerlo vuol dire continuare a esistere guardando il mondo e sé stessi da una nuova angolatura che nel tempo si concretizza.

Dalla prima caduta in poi impariamo che ci si può ri-alzare e impariamo qual è il nostro modo di farlo.

Ri-alzarsi è una metafora di tante esperienze differenti e può voler evocare anche l’immagine di una persona che di fronte a un problema di cui diviene consapevole, decide di guardare che c’è e di affrontarlo, anziché “fare come se non ci fosse”. È comprensibile che ci venga voglia di allontanare la difficoltà che incontriamo nella speranza che il tempo rimetta le cose al loro posto. Desideriamo solo riprendere a stare bene, senza rischiare di soffrire ancora.

Rendersi conto di vivere un momento spiacevole è già un primo passo: abituarsi a guardare cosa ci succede dentro in base alle situazioni della nostra vita vuol dire acquisire familiarità con il proprio mondo emotivo interno.

La domanda successiva è: che me ne faccio ora che lo so?

Quando questo interrogativo si presenta in qualche forma alla nostra consapevolezza, allora possiamo scegliere che fare: se nascondere di nuovo la “polvere” sotto il tappeto oppure soffermarci su quella polvere e su cosa sta coprendo nella nostra vita.

Essendo la vita un processo in cui tutto cambia e si muove continuamente, immaginare di fermare quella polvere o di evitarne la formazione sarebbe un po’ come immaginare di cucinare una sola volta per saziarsi tutta la vita! Un’impresa impossibile in partenza.

La soluzione non è quella di trovare una soluzione, perché non esiste mai una sola soluzione.

La soluzione, così come il problema è mutevole, cioè per essere efficace veramente deve poter cambiare in base a come cambia il problema nel tempo. Ecco perché le questioni che non risolviamo, cioè la “polvere” di cui non ci occupiamo, rimane lì e si fa sentire quando siamo più deboli.

Non sarà il tempo a portarsela via; per farla andar via c’è bisogno di sporcarsi le mani, di portarla sopra al tappeto, di farla esistere per poterle dire addio. C’è bisogno di permettersi di affrontare i propri problemi e di scoprire come farlo perché non si ripetano sempre allo stesso modo.

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